Giorno -2
L’hotel dove sto è costoso per una persona. Potrei invitare la canadese, pardon, québécoises. Ma non è il mio tipo. Sarebbe cosa buona e giusta se me ne andassi in un posto più economico. Lo cercherò lungo la strada verso l’agenzia di Mister Kul, il nostro agente ufficiale raccomandato da un amico di un amico della moglie del cugino di mio cugino. Devo andare da Mister Kul per prenotare il volo per Lukla tra quattro giorni per poi continuare con gli altri la scalata dell’Himalaya.
Mentre esco vengo assalito da Stephanie che con la sua corporatura robusta mi salta addosso abbracciandomi esultante. Con le gambe ben piantate riesco a resistere all’urto e penso che anche se ancora debole, un po’ di fisico ce l’ho. Nonostante non possa ancora prelevare soldi con la sua carta, Stephanie è riuscita a convincere un negozio a darle soldi contro la sua carta. Come ringraziamento ha comprato una borsa con i due occhi che compaiono in ciascuna stupa nepalese.
In aggiunta Stephanie ha trovato una guest house molto più economica. Mi invita a condividere la stanza con lei.
Fammi pensare un attimo… Condivido una stanza più grande, più vicino al centro di Thamel, con una simpatica ragazza pagando meno di un terzo di quel che pago ora… torno indietro nella mia stanza e in 10 minuti ho lo zaino nella reception pronto per essere trasportato nella mia nuova casa. Comunque non è il mio tipo.
Vado a trovare Mister Kul a mezzogiorno che come al solito mi accoglie con un sorriso. Il volo è prenotato per lunedì. Avrò da uno a tre giorni in più per abituarmi ai 3445 metri di Namche Bazar rispetto ai miei compagni d’avventura. Dipenderà da quanto veloce andranno lungo il tragitto che li porta da Jiri a Namche.
Chiedo a Mister Kul se Mauro è partito per l’Annapurna con la sua bicicletta. Tutto a posto, l’italiano è in viaggio.
Mauro Vanoli, in arte Selvatiko.com, è un pazzo che va in giro per il mondo in bicicletta. E’andato al campo base dell’Everest con una graziella.
La prima volta è stato costretto a ritornare sui propri passi perché i maoisti hanno minacciato, non di fermarlo, ma se avesse continuato i ragazzi della guest house dove stava avrebbero avuto dei “problemi”. Era il 2006 e Mauro cercava l’impresa nel momento sbagliato. Era capitato giusto quando i rivoluzionari Maoisti avevano vinto al guerra civile che si protraeva da parecchi anni tra quelle montagne impervie. I miliziani avevano applicato alla lettera l’articolo che vietava l’ingresso nel parco nazionale del Sargamata (Everest in nepalese) di biciclette. Mauro fu costretto a scendere per non avere sulla coscienza i poveri ragazzi che l’avevano ospitato, ma non demorse.
Nel 2008 finalmente riesce a salire fino a 5540 metri, scatta la foto che è in bella mostra nell’ufficio di Mister Kul, e viene finalmente preso in considerazione dai media. Nell’impresa la graziella perde un pedale! Lo cercherò non appena salgo là in alto!
Ho incontrato Mauro in agenzia qualche giorno fa. Era arrivato seguito da un cane che non lo mollava da quando aveva fiutato che poteva raffinarsi un trekker. Tanto per capirci, Mauro s’è fatto un coast to coast degli Stati Uniti in bici, e ora andava a testare un prototipo di bicicletta sull’Annapurna! In bocca al lupo!
Ora non devo far altro che aspettare due giorni e poi parto.
Alla sera cerco con Stephanie un ristorantino a poco prezzo. Lei è informatissima sui posti più economici. La sua bibbia cartacea si chiama Lonely Planet e ha una seconda fonte canadese, pardon, québécoises , che conferma i luoghi. Mi lascio guidare felice. Ci intrufoliamo pure in uno dei rumorosi bar di Thamel, dove band nepalesi suonano cover di musica rock a tutto volume. Dentro non c’è praticamente nessuno. Nessuno può sopportare tutti quei decibel assordanti in una stanza dieci per sei. Solo alcuni locali bevono la loro birra nazionale, la birra Everest servita, ovviamente, ghiacciata.
Decidiamo di tornare in albergo dopo una piacevole serata. Dribbliamo i venditori di hashish e marjuana e chi vuole farci entrare gratuitamente nei bordelli che a Thamel sono più numerosi che al red light district di Amsterdam. Casa dolce casa. C’è il solito black out, e proseguiamo a tentoni, ma riusciamo a trovare il letto giusto dove infilarci.
- blog di Unprepared Andrea
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