Trecentosessantacinque giorni alla ricerca di domande
Trecentosessantacinque giorni. Che numerone. Trecento, sessanta, cinque. Ditelo con me ancora una volta trecentosessantacinque. Suona bene, vero? Quante cosa accadono in un anno… forse non così molte a pensarci bene.
Per me è andata diversamente. Un anno è passato da quando ho cominciato questo mio viaggio. Ho attraversato due continenti, l’Asia e l’Africa, eppure c’è ancora molto da vedere in questo mondo.
Di momenti belli ne ho avuti, eccome. Cominciò tutto di corsa rischiando di perdere il volo per Istanbul, e poi è stata un’avventura dietro l’altra. Come si fa a riassumere dodici mesi in giro per il mondo? Non si fa.
I ricordi si accavallano l’uno sull’altro ma non dimenticherò mai il Natale in Iran, o il capodanno celebrato con un milk shake alla banana in Pakistan, l’attraversamento del confine Iran-Pakistan dove mi sono cagato sotto, l’incontro con mio zio in India, e soprattutto i bambini africani con le loro grida stridule “musungu, musungu”. Se penso al posto più bello che ho visto la scelta si fa difficile. L’Himalaya sicuramente, ma anche le difficoltà superate sul Monte Elgon e la maestosità dell’Oceano Atlantico in Namibia. L’elenco sarebbe lunghissimo.
Non tutto è stato rose e fiori. Ci sono stati momenti in cui avrei voluto essere in un hospoda a Praga a bere birra, ma come dopo un temporale torna il sole, così le difficoltà sono svanite all’orizzonte. Mangiare sardine in scatola o riso con fagioli tutti i giorni non è li elencherei tra le cose più belle ed emozionanti di un viaggiatore, né tantomeno quindici ore in un autobus saltellante, e sicuramente no il dover dormire sul pavimento di una stazione dei treni indiana assaliti da zanzare impazzite. Ciononostante, a volte, la mancanza di comodità ti fa sentire più vivo e apprezzare ciò che si ha e si è lasciato.
Da incosciente, non coraggioso come qualcuno mi ha fatto giustamente notare, sono stato in luoghi dove non si dovrebbe andare se ci si tiene alla propria pelle, come il Baluchistan, la stazione degli autobus di Johannesburg, il Burundi e la zona al confine della Tanzania, e per ultimo Hebron, in Palestina. Avrò pure attraversato posti pericolosi senza rendermene conto, impreparato come sempre, ma tutto è andato bene e penso che lassù qualcuno mi stia tenendo d’occhio. Grazie mamma.
Forse qualcuno non vede l’ora che qualcosa vada storto per poter dire: “te l’avevo detto io. Ora torna a casa e mettiti a lavorare.” Per inciso, io un buon lavoro ce l’avevo e l’ho lasciato coscientemente. E’ grazie a quello che viaggio.
Ma dopo tutto questo viaggiare non mi sarò stancato? No. Viaggiare è una droga che ti prende dentro e non ti lascia. Non ci sono cure a meno che non ci sia un centro di riabilitazione ambulante.
Mi chiedo se le esperienze che ho vissuto mi abbiano cambiato. Spesso la gente intraprende un viaggio alla ricerca di qualcosa, di una risposta, di un mondo migliore. Io no. Ero partito felice di ciò che avevo e di come ero. Avevo risposte alle mie domande. Avevo certezze e sicurezza. Non avevo motivo di partire se non l’amore per il viaggio e l’incoscienza di mettermi in gioco e di scuotere le fondamenta della mia vita per vedere se la casa era stata costruita bene.
Il mondo, là fuori, non scherza. Ti stupra l’anima. Come disse mio zio “l’Africa ti da un pugno allo stomaco e uno in faccia così ti raddrizzi”. Penso di essere ancora in piedi e pronto per un altro round. Se non si vuole rischiare le proprie certezze, allora sarebbe meglio rimanere a casa, guardare le foto e la tv. Anche andando in giro nei villaggi turistici non ti scuote come vivere per le strade di questo pazzo mondo. In quei resort il mondo non ti violenta, al massimo lo può fare un cazzone Masai come alcune donne cercano a Zanzibar. Sono volgare? Scusate, non ho trovato un esempio migliore.
Il mio mondo di certezze ha rischiato di barcollare più volte. Non cercavo risposte, ma ho trovato domande e dubbi che minano le fondamenta del mio pensiero. Ho resistito, ma devo dire che sono più confuso di prima. Se non volete correre rischi di cambiare il vostro pensiero, non andate in giro per il mondo! Ad esempio, il Natale passato con la famiglia sciita, o le ragazze in Iran che amabilmente si sedettero al nostro tavolo, oppure le megalopoli consumistiche cinesi, i bar africani con le prostitute madri di famiglia, Hebron, le chiacchierate con i ragazzi a Khartoum, tutto questo ha messo in discussione gli stereotipi che avevo su questo mondo trasmesso via TV e internet. Un mondo alla CNN per intenderci.
Alcuni mi dicono che vorrebbero, ma non possono. Balle! Tutto si può se lo si vuole veramente. Avrete altre priorità e sono da rispettare. L’importante è che ciascuno faccia ciò che si sente.
Io non sono un viaggiatore, sono semplicemente una persona normale che viaggia. In questo mio peregrinare una delle cose che ho imparato è che “si può”, non all’americana “Yes, we can”, ma all’italiana. Ci sono limiti che non si possono superare e allora che si fa? Si torna a casa? Ci si piange addosso? No, si cerca un’altra via, sempre in movimento. Prima o poi la strada per superare le difficoltà la si trova. Io ho imparato a conoscere meglio me stesso sfidandomi quasi quotidianamente senza mai strafare. Se io ho attraversato tutti quei Paesi, allora è chiaro che chiunque può farlo.
Posso dire che non sono cambiato. Sono sempre il solito Andrea “che beve Negroni a Milano” come direbbe un mio amico. Dovrei aspettare il giudizio delle persone a me vicine. A volte non si nota il cambiamento quando ci si guarda allo specchio. Infatti sono sempre senza capelli.
Posso però affermare che ho imparato a sorridere di più. Alla mattina mi sveglio e decido che sarà una buona giornata e mi sorrido allo specchio. Funziona. Provate a sorridere più spesso e vedete che le tensioni si sciolgono e il buon umore è più facile da trovare. Certo non fatelo ad un funerale! Alcuni amici che ho incontrato per strada si lamentavano dei venditori e dei tassisti in alcuni Paesi perché insistono fino all’ossessione pur di fare affari, ad esempio in India. Io penso che è il loro modo di vivere. Per loro un giro in risciò può voler dire cibo per la famiglia. E allora perché non dirgli di no con un sorriso, e magari scherzandoci su? Il viaggio diventa più divertente anche prendendosi in giro e non ci si stressa troppo. E poi, una volta che capiscono che non spilleranno un soldo dalle tasche di un backpacker come me, diventano disponibili ad una chiacchierata e da lì non si sa mai cosa può accadere, ad esempio ci si può ritrovare a bere e fumare il narghilè sul tetto di una casa nel cuore di Jaipur sotto un cielo coperto di aquiloni.
“Ti te ga el to viajo, mi el mio”, cioè tu hai il tuo viaggio, io il mio. Grazie cugino. E’ così vero. Non serve spostarsi di migliaia di chilometri per viaggiare. Ognuno ha un suo viaggio da compiere, e non solo nel senso dello spostamento fisico, ma anche in un'accezione più filosofica, e lo compie come meglio crede. Incontrando gente in giro per il mondo con lo zaino in spalla ci si accorge che ciascuno viaggia a suo modo e non esiste UN modo di viaggiare.
Se state leggendo, vuol dire che un po’ mi seguite e, anche se non lo ammetterete mai, mi volete bene e trovate ciò che scrivo interessante. Qualcuno dice che li accompagno nei loro sogni di viaggio. Addirittura! Vi ringrazio per questo. Anzi, se avete critiche sono sempre ben accette. Non ero chiuso alle opinioni altrui prima e non lo sono ora, semmai ascolto ancor di più. I miei amici più stretti sono quelli che mi tempestano di frecciate, e anche di cazzate. Grazie per il vostro affetto e sostegno.
Alla fine sono partito “impreparato” per il mondo, e dopo un anno sono ancora più impreparato e curioso di vedere e di toccare con mano come San Tommaso. Non so dove andrò domani, ma so che continuerò a viaggiare alla ricerca di domande e dubbi, anche se dovessi stare fermo.
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Commenti
La vita è un percorso.....
La vita è un percorso, un viaggio, ogni persona vive a suo modo questa evoluzione...hai ragione. E' vero! alcuni potrebbero definirti sprovveduto, altri potrebbero dirti ma cosa pensi di fare, dove pensi di andare, altri ancora potrebbero invidiarti per i posti visitati e le esperienze vissute, ad ogni modo io penso che ogni persona deve compiere per se stessa un percorso dell'anima, al di là che tu l'abbia poi svolto proprio in modo letterale prendendo 'armi e bagagli' e andando dove ti portava la coscienza. Non ti si può negare, a mio modo di vedere, un gran coraggio. Son sincera quando dico che guardando le foto, a volte per curiosità, alcune le trovo emozionanti pur non avendo vissuto le tue esperienze. Penso che le domande che nella vita ti porrai saranno sempre tante, e sempre diverse per le varie esperienze che starai vivendo in quel momento, alcune troveranno una risposta, altre non la avranno neppure, l'importante è che non smetti mai di fartele le domande, e per una ovvia ragione: perchè se non te le fai significa che non hai più voglia di vivere. Mi viene in mente in questo momento il significato del cammino di Santiago: l'importanza del cammino non è raggiungere la meta, ma percorrere il cammino stesso, ed ognuno lo affronta a suo modo.
Ciao con affetto.....:):)
Solo due cose : CLAP CLAP
Solo due cose : CLAP CLAP (sta per applauso, sincero)
Anzi, un altra : smetterò di scriverti frecciate e cazzate : io non sono e non voglio esser un TUO amico, e STRETTO ancora meno !!
E naturalmente scherzo, con stima Andrè (che non servon troppi minuti per "andarsi a genio" :-D).
Mauro! se smetti di scrivere
Mauro! se smetti di scrivere frecciate e cazzate, vuol dire che non scriverai piu' :)))
grazie per la stima, magari in futuro ci incontreremo ancora per le strade del mondo, tu col tuo cane e io, col tuo cane. allora sara' il momento di pacche sulle spalle.
ciao re del bambu'
Fiero di te
Buon compleanno. Anche grazie a te la mia proverbiale lentezza a leggere stà migliorando, la voglia di sapere cosa combini mi obbliga a leggere i tuoi papironi, all'inizio mi girano le palle ma alla fine sono sempre contento. Mi pare sempre che con te ci sia una parte di me che viaggia per il mondo. Se volevi farmi partire una lacrima con il tuo papirone ci sei riuscito. Vai a cagare ti voglio bene brutta merda. Continua così l'importante è che sei contento. Quando scrivi che tutto è risolvibile è che nom bisogna mai disperare penso che in questo abbiamo raggiunto lo stesso concetto ma per strade differenti. In questi anni tante volte mi sono disperato finchè non ho imparato a rilassarmi e non prendere Mai qualsiasi problema con troppa serietà, basta mettersi lì con calma e una soluzione la si trova.
Sono contento di esserti e ancora auguri di buon compleanno. Devo dire che in una cosa sei cambiato, ti ho sempre rimproverato di essere un cincischione, ma ora devo dire che sai quello che vuoi e non hai paura di andare a prenderlo, te si diventà un bravo omenetto.
Mando frut/
noi siamo alle terme
auguri dalle terme di smarieska toplice .............siamo qui per qulache giorno di relax.
La domanda che tutti si pongono e' sempre la stessa: e ora? come te lo eri immaginato l'anniversario?
Beh, tanti auguri a tutti e 2.
Facci sapere.
Adesso andiamo (pisello al vento) a farci una bella sauna, senza "houfguss".
Ciao
amicici, ricambio il vostro
amicici, ricambio il vostro affettuoso vaffanculo. e' sempre un piacere sentrivi.
Caciu, Peo, attenti al pisello al vento che se entra uno spiffero con 'sto freddo rischi di brutto e poi chi glielo spiega alla consorte? :))) non capisco perche' senza le frustate con l'asciugamano non vi piacciano piu'.
Bek, eh si', un omeneto :) pero' sempre col Negroni in mano come disse Ceppo il saggio.