Giorno 5 Namche Bazar e l’arrivo dei quattro
Oggi non ho voglia di fare nulla. Alla notte la mia stanza gela. Bella e calda di giorno, fredda di notte.
Dopo la solita abbondante “simple breakfast” faccio due passi in paese. Vado oltre al monastero e incontro un bambino di undici anni che trasporta una sacco di riso di circa quindici chili. Non avendo uno zaino porta lo spropositato sacco paragonato al resto del suo corpo sulla schiena e con una corda lo prema tra schiena e testa. Il peso sulla schiena tende a comprimere la corda sulla testa, ma il collo allenato tira a suo volta la corda creando pressione sul sacco che sta sulla schiena. Si inclina in avanti in modo da distribuire il peso sul resto della schiena e avanza. Praticamente tutti i portatori usano questa tecnica per legare la merce alla schiena. Il ragazzino fa questo tragitto una volta alla settimana.
Oggi non è giorno di scuola e va da Thamo, dove vive, a Namche e viceversa. Sono due ore di cammino per un verso e lui non lo fa per il piacere di fare trekking. Contrariamente al mio credo gli do delle rupie che accetta con dignità.
Cerco e trovo una roccia dove sedermi per un’ora a guardare Namche dall’alto e a farmi scaldare dal sole. Non penso a niente. Inspiro ed espiro. Pace e tranquillità.
A mezzogiorno scendo al ristorante per il solito Dal Bhat e trovo i miei compagni di viaggio, anche se ancora non abbiamo viaggiato assieme. Ania, Franta, Jindra e Marcela sono appena arrivati. Mangiamo insieme e mi raccontano della settimana appena trascorsa tra salite e discese in mezzo al bosco.
Finalmente siamo insieme e dopodomani partiremo. Ania, Jindra e Marcela vogliono andare a Gokyo, mentre io e Franta vogliamo andare al campo base. Vedremo domani. Forse ci dovremmo dividere appena incontrati.
- blog di Unprepared Andrea
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