Giorno 18 e 19 Pangboche - Namche Bazar - Lukla

Da Pangboche a Namche sembra una passeggiata domenicale. Abituati ai ritmi e all’altitudine delle ultime due settimane arriviamo a Namche in largo anticipo e cogliamo l’occasione per rilassarci.
Lungo la strada mangio una zuppa e del formaggio di yak. Faccio le ultime foto all’amata Ama Dablam e scherzo con Franta.

A Namche conosciamo un’americana che ha passato gli ultimi tre anni in Cina e ci facciamo raccontare delle storie cinesi. Ci stiamo preparando al viaggio che dovremo affrontare fra una settimana.
Il giorno dopo partiamo per Lukla. E’ un’altra lunga camminata di sette o otto ore fatte di corsa. Oramai abbiamo il ritmo nelle gambe e scendiamo velocemente. Franta distribuisce le ultime penne che si è portato con sé a dei bambini che accettano le penne ma non ne sembrano troppo entusiaste. Mi sembra che sia Franta il più felice. Mah…

Incontriamo gruppi di turisti che salgono e intasano i ponti. E’ chiaro, nel caso avessi dubbi, che ora è stagione.

Tra la marea di gente sotto una scalinata vedo un volto familiare. E’ Stephanie con una guida e un portatore. Ha deciso di cambiare itinerario all’ultimo momento. Ci abbracciamo e dopo un breve aggiornamento arriva il momento di un altro addio, in questo caso il secondo.

Poco dopo vedo un sogno che avanza verso di me. Un uomo senza gambe, SENZA GAMBE, sta salendo una scalinata da solo seguito da una guida e un portatore. Ha delle protesi dalle ginocchia in giù. Gli sguardi si incrociano e mi sorride. Sorrido e sto per balbettare qualcosa. Non lo so. Vorrei dire qualcosa, esprimere la mia ammirazione, dirgli che è un esempio da seguire, un immagine che porterò sempre con me. Non esce nulla tanto è lo stupore se non un sorriso.

Che forza interiore quell’uomo. Nulla di simile aveva mia attraversato la mia strada e il mio cuore in quel modo. Spero di essere aver la metà della sua forza nei momenti di difficoltà. Penserò a lui.
Arriviamo a Lukla con un’ora di anticipo per confermare il volo per domani. Ci sistemiamo nella lodge e ritroviamo il tedesco che avevamo conosciuto il giorno della sconfitta a Portse. Anche lui ha concluso la sua avventura.

Nella mia stanza mi siedo sul letto e ripercorro i 19 giorni che ho passato sull’Himalaya. Ho scoperto cose nuove su me stesso, sui miei limiti e su come superarli o accetarli. Ho vissuto un’esperienza unica nella mia vita e quello che provo nel mio cuore è pura gioia.

Qualcuno lassù mi ha donato delle qualità, e ha di certo abbondato con la gioia di vivere.

5000 x 4, fatto. Questo viaggio è finito, ora ne comincia un altro.