Giorno 8 Portse - Tenga Dole
Il tragitto da Portse Tenga a Dole, 4110 metri, dovrebbe durare un paio d’ore al massimo secondo le guide. Ce ne impieghiamo quattro fermandoci spesso a fare foto e rallentati dal fango che troviamo lungo parte del tragitto finale, quando la neve di due giorni fa comincia sciogliersi secondo il solito ciclo ghiaccio notturno, fango pomeridiano.
Ho grosse difficoltà a scendere col fango. Mi appoggio spesso ai bastoncini e scendo millimetricamente mettendo i miei scarponi in modo che le suole appoggino sugli spigoli per penetrare più a fondo e fare più pressione sulla terreno. Cerco di saltare di roccia in roccia quando posso. Le parti in discesa sono poche e sono poco piacevoli per me. Sotto, il solito abisso fino al torrente.
Occasionalmente mi fermo per guardare l’altro lato della valle. C’è un sentiero che passa quasi parallelo al nostro. In mezzo il vuoto. La grossa differenza con il nostro percorso è che quello è più stretto e per più tempo all’ombra quindi più ghiacciato e il fango si asciugherà più lentamente. Il nostro desiderio di tornare indietro per quel passaggio viene cancellato da un escursionista inglese che incontriamo mentre scende. Voleva passare dall’altra parte, ma è praticamente impossibile nelle condizioni in cui si trova quel pezzo di montagna in questo momento. Non so cosa pensano gli altri, ma io ho già deciso che di lì, io, non ci passo.
I tre portatori ci aspettano mentre facciamo le foto. Scherzano tra loro e portano gran parte del nostro bagaglio. Io e Franta abbiamo un portatore a cui diamo circa il 40-50% del nostro bagaglio. In totale penso di aver con me circa 12-14 chili. Il nostro fido compagno si chiama Kul. Ania, Marcela e Jindra hanno invece due portatori che caricano entro limiti ragionevoli, ma con più peso di noi due.
Per ora proseguo tranquillamente senza grossa fatica e le mie ginocchia non sentono la fatica più di tanto anche grazie al fatto che la distanza che percorriamo è breve. Facciamo poca strada per evitare problemi con la climatizzazione all’alta quota. Al massimo cerchiamo di salire non più di 500 metri al giorno. A questo ritmo il nostro corpo dovrebbe adattarsi comodamente. Ed è così. Gli unici effetti che abbiamo più o meno tutti noi sono dei leggeri mal di testa al pomeriggio che svaniscono dopo qualche ora e dopo aver bevuto molta acqua e tè, e, almeno nel mio caso, i frequenti usi delle toilette di giorno e di notte. Mi sveglio almeno due volte ogni notte per andare in bagno. Penso sia qualcosa a che fare con l’altitudine.
La nostra lodge è scelta da Ania. Come al solito cerchiamo i criteri fondamentali che sono: pulizia e bagno collegato all’edificio. Non è importante come sia il bagno, basta che non dobbiamo uscire alla notte al buio per fare i nostri bisogni. Il bagno in camera non è un concetto che mi è familiare in questo viaggio.
Dopo quasi quattro mesi di viaggio in alloggi a poco prezzo tra una parte del mondo che non è sviluppata come quella occidentale e che ha usi e costumi diversi dai nostri, il mio standard per una camera d’albergo e un ristorante s’è abbassato notevolmente. E’ incredibile a quello che ci si può abituare e che alla fine è sufficiente. Penso che normalmente vivo con molto di più di quello che effettivamente ho bisogno. La chiamo comodità, ma dov’è il confine tra qualcosa che mi rende migliore la vita o qualcosa che mi dicono mi rende la vita migliore? Ho scoperto che posso vivere senza molte cose di cui “non posso fare a meno”.
Ho accusato Ania, Marcela e Jindra di essere dei viziati occidentali e loro sicuramente sono persone che si adattano a qualsiasi condizione! Per fortuna hanno capito che scherzavo.
Ania è polacca. Con Jindra formano una bella coppia. Ogni tanto discutono che sembra litighino, ma il risultato e sempre positivo. Ania era nel mio team al lavoro e spesso parliamo di come vanno le cose in ufficio. Spero sempre che provino un po’ di nostalgia per quanto ero il loro kapò. E’ sempre piacevole sentirsi dire che si è fatto un buon lavoro dai propri ex colleghi, fa bene al proprio orgoglio. Mi piace l’onestà di Ania. A volte è molto diretta nei modi di fare e può sembrare un rigido professore quando, come mi hanno detto, ha instaurato la regola che le penne che hanno portato dalla Repubblica Ceca da distribuire ai bambini come regalo, possono essere date solo ai bambini che non le chiedono. Chi le chiede rimane si dimostra troppo aggressivo e rimane a mani vuote. Mi ricordo con piacere le chiacchierata durante la pausa pranzo. E’ una persona che ascolta e che dice la sua senza paura in modo da aprire un costruttivo dialogo tra serietà e battute divertenti.
C’è una brutta notizia per me alla sera. Una nube grigia sale dalla valle e avvolge la nostra lodge. Nevica. Traduco per il mio cervello che sta pensando alla cena: “ghiaccio e fango, si scivola”.
Dopo il solito Dal Bhat attorno al calorifero alimentato a legna e a cacca di yak essiccata vado a dormire. Chissà quante volte mi dovrò svegliare stanotte.
- blog di Unprepared Andrea
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