Giorno 7 Namche Bazar - Portse Tenga

La notte che abbiamo appena passato ha portato neve. La sera prima ci siamo trovati in mezzo ad una tempesta che non avevo mai visto prima. Non tanto per intensità, anzi, non era un granché sotto quest’aspetto, ma per il fatto che contemporaneamente nevicava e c’era un temporale. Scendevano fiocchi di neve e il cielo si riempiva di lampi seguiti da tuoni che riempivano la vallata. Era uno spettacolo pirotecnico che mi affascinava senza impaurirmi. L’unica preoccupazione erano le condizioni della strada per il giorno dopo. Se avesse nevicato a lungo non saremmo potuti partire.

Ci svegliamo che Namche era coperta da pochi centimetri di neve. Io e Franta decidiamo di partire alle 10 lasciando gli altri andare avanti. Volevamo cambiare i soldi alla banca che apriva appunto a quell’ora, avremmo così risparmiato due rupie per ogni dollaro e avevamo i soldi contati.

Mentre aspetto che la banca aprisse, scendo su un giardino dietro all’albergo. C’è un bambino che gioca con un altalena. Una corda appesa ad un ramo sostiene un pezzo di copertone e il bambino si lancia con stridule grida di gioia. Non si scompone quando mi avvicino e scatto delle foto. Ride più forte quando mi metto a spingerlo lanciandolo più in alto di quanto fosse mai riuscito ad arrivare. Gongola dalla gioia. Non indossa scarpe, ma delle ciabatte con dentro dei piedini nudi. La sua semplice felicità è contagiosa.

Dopo aver cambiato i soldi lasciamo Namche direzione… non sappiamo ancora.

Al bivio ormai è deciso. Avremmo raggiunto gli altri per proseguire verso Gokyo. Saremmo tornati indietro con loro e poi avremmo continuato per Chhukhung Ri, quota 5300 plus. A quel punto avremmo deciso cosa fare per il Tibet.

Ama Dablam, la bellissima montagna della quale mi sono innamorato a prima vista, ci accompagna in una giornata serena. Seguiamo una stretta strada che costeggia la montagna con uno strapiombo di qualche centinaio di metri. C’è neve, ma non c’è ghiaccio, ma per la maggior parte è terreno asciutto. Franta soffre di vertigini e anch’io non sono del tutto immune, ma mentre lui corre per lasciarsi alle spalle quel pezzo di percorso, io mi godo il paesaggio. L’altezza non mi spaventa. Sono fiero di me e mi sento sicuro che non avrò nessun tipo di problema.

Appena arriviamo in una zona dove ci sono degli alberi che coprono la strada, la neve che si è ora sciolta diventa fango e si comincia a scivolare. La mia sicurezza tentenna quando in una zona di discesa, mi accorgo che non controllo pienamente i miei passi e che a volte mi sembra di slittare in avanti o lateralmente, il che non è una bella sensazione quando sotto di me ci sono qualche centinaio di metri di roccia che termina in un torrente un po’ arrabbiato. Per fortuna ci sono i bastoncini da trekking che imparo ad utilizzare ampiamente. La mia sicurezza tentenna in ogni caso. Dovrò stare attento. Spero solo che il tempo migliori e che si asciughi tutto nei prossimi giorni.

Arriviamo a Portse Tenga a 3675 metri un’ora dopo gli altri intorno alle 2 Dopo aver sfiorato i 4000 a Mong. E’ stata una breve tratta oggi. Abbiamo perso tempo facendo foto e mangiando una zuppa e del formaggio di yak, o meglio nak la femmina, per strada. E’ stato sufficiente per me per capire che non sarà così facile come pensavo. Non è un lungo marciapiede pavimentato quello che mi porterà a Gokyo. Con la neve ci sarà ghiaccio. Con il sole il ghiaccio diventerà fango. Con neve, ghiaccio e fango, io scivolo. Qualcuno lassù mi ha donato delle qualità, ma non ha certo abbondato con l’equilibrio.

Lascio perdere questi opachi pensieri e mi dedico subito al mio Dal Bhat e faccio il bis alla sera. Alla sera restiamo attorno alla stufa nella sala da pranzo insieme ad altri due ospiti. Mi ripeto che non è ancora stagione. Il bagno della lodge ha una particolarità mai vista prima: l’acqua è azzurra. Forse per la disinfezione, forse per l’antigelo, non lo saprò mai.