Hong Kong e Macau una giungla di grattacieli e verde

Hong Kong, Cina o no? Se ho avuto bisogno del passaporto per entra a Hong Kong dalla Cina, allora Cina proprio non è. E neppure i cinesi ci possono andare senza il permesso. Quindi per me, Hong Kong non era lo stesso Paese che avevo appena attraversato.

Gli altissimi grattacieli che mi accolsero e la marea di gente che di corsa andava per strada, forse non sapendo bene dove, ma l’importante era correre, mi fecero capire che mi trovavo altrove e che non era la stessa nazione dove avevo preso il treno alla mattina.

Gli alloggi a Hong Kong sono costosi e trovai una stanza minuscola in un vecchio palazzo di soli 15 piani dove ad ogni piano c’erano guest house, appartamenti privati, sarti, negozi, bar, tutto quello di cui si poteva aver bisogno. Sembrava un mondo a parte. Volendo si poteva benissimo vivere in quel palazzo senza uscire per strada. La spesa si poteva fare lì.

La maggior parte della gente che soggiornava in quel palazzo erano locali, cinesi o asiatici. Alcuni stavano nelle guest house a lungo termine perché un appartamento privato era troppo costoso e difficile da trovare.

A Hong Kong sono abituati agli stranieri. Gli oltre 14 milioni di abitanti in un mondo di grattacieli e cemento non badano più di tanto se sei bianco. Finalmente non ero più guardato con occhi di chi vede un extraterrestre. Rimasi deluso quando dovetti riconoscere che solo poche persone parlavano un buon inglese. Fui invece rallegrato dalle bellezze locali vestite elegantemente e dalle fattezze curate ed esotiche.

Ottenemmo in un giorno il visto per rientrare in Cina e che ci avrebbe permesso di viaggiare per altri trenta giorni. Fu un processo semplice e veloce come lo fu quello per ottenere il visto per la Russia. Sapevamo da altri viaggiatori che il visto per la Russia può essere difficile da ottenere fuori dal proprio Paese e in altre grosse città come Pechino o Ulan Batar. Grazie a due ciclisti olandesi conosciuti in Tibet avevamo il visto che ci preoccupava maggiormente.

Hong Kong è un mix bizzarro di culture e luoghi. Oltre all’imponente e soffocante quantità di cemento e avanzamento tecnologico, ci sono isole verdi e centinaia di chilometri di sentieri per l’escursionismo tra fitte foreste. Avendo avuto più tempo e un po’ più di preparazione avrei potuto godere di più di quei percorsi, magari pernottando in mezzo al bosco o in qualche campeggio.

Verde, grigio e luce. Questa era Hong Kong vista dal traghetto per e da Macao. Passai a Macao una giornata e non rimasi molto impressionato dall’enorme casino che è l’ex colonia portoghese. Sembrava che tutto lo spirito antico fosse sparito e fosse rimasto solo una facciata, come le rovine della chiesa di San Paolo. Entrai in un casino anche se non giocai nemmeno un dollaro. Rimasi stupefatto dalla marea di gente che da Hong Kong e, penso dalla Cina, si riversavano ogni giorno a Macao per giocare d’azzardo cifre significative. Ne dovevano avere di soldi quelli di Hong Kong! Avevo già notato fin dal Tibet che i cinesi adorano il gioco d’azzardo e ovunque li vedevo giocare a carte o a Mahjong con pile di yuan sui tavoli. A me bastava giocare a calcetto scommettendo una birra come posta in gioco.
Rimasi a Hong Kong più del dovuto e non andai in nessun bar della città. Viaggiare a budget ha i suoi problemi quando si arriva in una città del genere dove viverla significa anche frequentare i bar. Non avevo soldi per birre costose e non mi avrebbero fatto entrare in club con le mie scarpe da trekking. In ogni caso alla sera ci scolavamo un paio di birre di Blanka, un’amica che era mi aveva raggiunto dalla Repubblica Ceca per tre settimane. Di solito stavamo davanti al nostro palazzo, in una zona centrale piena di negozi e centri commerciali, il cui aspetto era un po’ cupo, in particolare alla sera, quando prostitute e tipi dall’aspetto poco raccomandabile passeggiavano avanti e indietro sul marciapiede dove noi osservavamo quell’ombra di umanità.

All’arrivo a Hong Kong fui colpito ancora da problemi allo stomaco che mi resero così debole da non poter incontrare una carissima amica, Silvia, che era di passaggio solo per quel giorno a Hong Kong. Erano tre gli incontri mancati con amici in viaggio da quando lascia Istanbul. Per fortuna migliorai presto e potei gustare le prelibatezze a base di pesce di una città in riva al mare anche se rifiutai la zuppa alla pinna di squalo e carne di cane…