Le gemme di Jaipur

Come si può dire di no a 20.000 dollari quando sono praticamente regalati? Quanto a lungo potrei viaggiare con quella cifra? Al solo pensiero della truffa delle gemme di Jaipur continuai ridere per giorni. La storia andò più o meno così.

Il giorno in cui Franta era malato a casa, io andai in cerca di un autobus per raggiungere Pushkar il giorno dopo. Vagando da agenzia a agenzia mi imbattei in Lucky, il nostro autista di risciò che faceva il solito appostamento a caccia di turisti. Mi offrì un chaj e gli dissi del nostro piano per proseguire il nostro viaggio. Mi disse che conosceva una persona, una brava persona che lo aiutava e che poteva procurarmi un biglietto a poco prezzo. Perché non provare. Mi portò da lui.

Il presunto rivenditore lavorava in un negozio di tessuti. Rimasi in quel negozio per circa un’ora. Parlammo del più e del meno. Mi mostrò su youtube i video del suo cantante indiano preferito e alcuni spezzoni di film. Mi presentò via skype alla sua ragazza tedesca che vive in Germania e che parlava un po’ di italiano. Pranzammo con del riso al pollo servito appena cotto su fogli di giornale e posto come un unico piatto al centro del tavolo da dove con l’aiuto delle mani quattro di noi riempivano le bocche. Mi chiedevo quando mi avrebbero proposto di comperare del tessuto. Invece nulla. Allora mi feci avanti io e chiesi se quanto costava il biglietto per Pushkar. Lui mi disse un prezzo più alto di quanto aveva trovato fino a quel momento. Dissi che ci avrei pensato e fece il gesto di andarmene. Inaspettatamente sparò fuori queste parole:
“Ti interessa guadagnare dei soldi facili?” Da che so io non si guadagnano mai soldi facili, e se sì allora non è legale. “Due o tre mila dollari. Basta trasportare delle cose per conto nostro. Tutto legale.” Sì, come no, e tu ti chiami Babbo Natale, giusto?
“No grazie, non fa per me.” Presi e me ne andai velocemente, ma non feci in tempo a mettermi le scarpe che avevo tolto prima di entrare che un’altra persona mi si avvicinò.
“Perché scappi via? Di che cosa hai paura? E’ tutto legale e sono soldi facili per te. Puoi guadagnare fino a 20.000 dollari.”
Stavo per ridergli in faccia e proseguire per la mia strada, ma le parole “la truffa delle gemme di Jaipur” che avevo letto su Lonely Planet mi venne in mente. La curiosità è femmina, e colpisce pure che le desidera. Decisi di giocare per vedere cosa c’era sotto.
“20.000 dollari? E’ una bella cifra, ma non sono sicuro. Di cosa si tratta?”
Entrammo nuovamente nel negozio, ma stavolta andammo in una stanza che non avevo visto precedentemente e che era nascosta dietro a degli specchi. La stanza era piena di pietre preziose, collane, anelli e altri gioielli messi in bella mostra come un vassoio di croissant stuzzica la golosità mattutina. Ci sedemmo ai due lati del tavolo. Lui il falco, io la preda.

Era tutto molto semplice.
1) Mi avrebbero consegnato 20.000 dollari di pietre preziose che poi loro avrebbero rivenduto per 100.000 dollari;
2) le avremmo impacchettate insieme dope che io avessi verificato il contento;
3) le avremmo spedite attraverso un corriere fidato all’indirizzo che io volevo in qualsiasi parte d’Europa;
4) avrei preso il volo e sarei arrivato più o meno allo stesso tempo con i gioielli;
5) li avrei ricevuti e sarei stato contattato da un loro agente nel Paese di mia scelta, a quanto pare avevano compratori ovunque;
6) ci saremmo incontrati, io avrei consegnato la merce e lui mi avrebbe dato i soldi in contanti.

Semplice, come non fidarsi. Dovevo solo anticipare delle spese (questo era il guadagno della truffa, perché poi ci sarebbero stati dei problemi nel resto del piano e i soldi non li avrei più rivisti!), che avrebbero rimborsato e lasciato a loro la copia del mio passaporto, e così dicendo mi mostrò un plico di copie di giovani viaggiatori. Dovevano tutelarsi pure loro se in qualche modo i corrieri sparivano con la merce perché loro, entrando in affari con questi turisti, facevano un atto di fede assoluta. A quanto diceva lui. Il rischio era tutto a carico suo.
“E perché me? Perché vi fidate di me?” chiesi impertinente.
“Perché io vedo l’aura, è ho visto che la tua aura e buona, che sei una persona onesta della quale ci possiamo fidare. Sai cos’è l’aura?”.
“Ne ho sentito, ma non credo a queste cose.” Continuai ancora più impertinente.
“Se vedrai, crederai?” Mi disse guardandomi con sfida negl’occhio cercando di mettermi soggezione.
E chi è questo? Gesù Cristo che mostra la stimmate a San Tommaso?
“Forse” volevo rendere il gioco più divertente.
Mi prese le mani e le appoggio palmi rivolti verso il basso davanti a lui con i pollici che si sfioravano. Mi chiese di far silenzio e cominciò a sfregarsi le mani chiudendo gli occhi. Era difficile trattenere una sonora risata e rimanere invece seri e rispettosi. Se vedeva veramente l’aura mi avrebbe sbattuto fuori in men che non si dica ponendo fino a questa commedia da strapazzo. Dopo qualche minuto di concentrazione mise il palmo delle sue mani sopra il dorso delle mie sfiorandomi appena facendo ben attenzione a non toccarmi.
“Hai sentito qualcosa, vero?” Ovvio che si sente il calore delle tue mani!
“Non proprio, forse appena appena un po’ di caldo.” Gli diedi uno spiraglio.
“Ecco, era la mia energia. L’hai sentita sul dorso della mano.” Disse con aria soddisfatta.
“Beh, non era il dorso… era qualcosina di tiepido sul mignolo… ma fa niente. Cosa hai visto?” Evidentemente l’energia era rimasta nelle sue mani…
“Oh, beh, a te piace viaggiare e stai cercando la donna della tua vita che non hai ancora trovato e non troverai nel tuo Paese, ma all’estero.” Forse pensava che m’ero dimenticato che gli avevo detto che stavo facendo il giro del mondo, che non avevo moglie, ne’ fidanzata e che vivevo fuori dal mio Paese. Se non era in grado di vedere l’aura, almeno aveva una buona memoria.

Alla fine dissi che non ero sicuro e che non me la sentivo. Lo ringraziavo per la possibilità che mi offriva, ma non ero la persona giusta per loro. Mi diedero ancora un paio d’ore per ripensarci. Alle sette Lucky si sarebbe fatto trovare davanti al mio albergo e io sarei dovuto tornare al negozio con una risposta definitiva.

Alle sette ero a cena con Franta, avevo comperato il biglietto per Pushkar per il giorno dopo e rimpiangevo i mancati 20.000 dollari. Peccato.