I comunisti di Kerala
Kerala è uno degli stati indiani dove i comunisti sono al governo. Ci sono bandiere rosse con la falce e il martello un po’ ovunque e mentre passeggiavo per la capitale, Cochi-Erakulam, due città che ora sono attaccate, non potevo fare a meno di non notarle. C’erano pure diversi comizi qua e là. Evidentemente era periodo di elezioni.
Ho degli amici che si sarebbero commossi alla vista di quel rosso accesso, ma altri, forse di più soprattutto tra i cechi, che avrebbero volentieri gettato sul fuoco le stesse. Io, non prendendo nessuna parte, mi limitati a spiegare ad alcuni indiani che incontrai tra le viuzze della città vecchia di Cochi, che nemmeno in Russia vanno di moda quelle bandiere, ma loro non capivano.
Un insegnante che stava facendo acquisti per la famiglia mi intrattenne parlando dei problemi dell’India. Era contrario alla partizione e si rammaricava per le occasioni mancate per riunire India e Pakistan. Ora era impossibile. Discutemmo sul fatto che per me l’India potrebbe chiamarsi Stati Uniti dell’India tale è la diversità da stato a stato, non solo per le decine di lingue ufficiali, ma pure per la cultura. A parte un breve periodo storico centinaia di anni addietro, solo gli inglesi avevano unito l’India sotto la loro spinta colonialista e il desiderio di dominare il mondo che ancora alcuni hanno. Mi disse, rispondendo ad una mia domanda, che gli stati nord orientali sono praticamente una cosa fuori dall’India, dove lo stato è militare e con pochi controlli mediatici o del poter centrale, le autorità amministrative fanno ciò che vogliono tra una popolazione che di indiano ha ben poco.
Forse per il consueto senso di ospitalità indiana o forse per compensarmi dell’ascolto dei suoi monologhi, mi offrì un enorme cocomero. A parte il fatto che non avrei saputo farlo entrare nelle mie tasche per portarlo in giro, rifiutai perché era per me un piacere chiacchierare con lui. Negoziammo per una banana che estrasse dall’enorme cesto che aveva nella sua jeep.
Arrivai ad Ernakulam il giorno prima dopo un viaggio tranquillo in treno e subito prenotai per due giorni dopo il treno per Kannyiakumari. Sarei partito di notte e arrivato a mezzogiorno. Basta attese, avevo perso fin troppo tempo annoiandomi a Goa. Dovevo raggiungere mio zio.
Cochi fu una delusione. Le uniche cose interessanti vennero da un autista di risciò che mi pregò di andare con lui in un negozio dove avrebbe preso la commissione e in cambio mi avrebbe portato dove avessi voluto. Siccome la città non offriva molto per i miei gusti e volevo evitare il teatro tipico di Kerala, pensai bene di accettare. Anni prima a Delhi girai la città in lungo e in largo visitando templi, musei e negozi, oltre che al passaggio gratuito all’aeroporto. Orami ero un turista professionista. La mia visita fruttò al mio amico cento rupie. Ne pagava cento quaranta per l’affitto del risciò e circa quaranta per un litro di miscela buona per una ventina di chilometri. Stavo facendo una mia indagine personale sui risciò.
Il secondo giorno decisi di passarlo a visitare la laguna di Kerala. Dovetti rinunciare al pranzo nel ristorantino vicino all’albergo dove soggiornavo che mi deliziava con cibo del sud. Dopo il pesce di Goa, la cucina del sud dell’India era un proseguimento perfetto dello stesso altissimo livello.
Pensavo di trovarmi tra turisti stranieri e qualche viaggiatori con lo zaino, invece con me c’erano quattro giovani ragazzi indiani che lavoravano in una banca. Poco male, ma non c’era molto in comune o da scoprire.
Per prima cosa salimmo su un piccolo battello e ci intrufolammo tra le case della gente locale seguendo canali stretti e profondi meno di un metro. Avanzavamo spingendo l’imbarcazione con una lunga asta di legno. Volli esibirmi come vogatore, ma il battello non è una “caorlina” e spingere non è come vogare. I risultati non furono eccelsi, ma almeno avanzavamo. Un martin pescatore ci salutò quando passammo nella sua zona. Dopo un paio d’ore di viaggio rilassante sulle calme acque fummo trasferiti su un battello più grande a motore dove fu servito pranzo.
Scoprii che quel giorno era “il compleanno di Shiva”, almeno così mi dissero al terzo tentativo di spiegarmi il motivo della festività che teoricamente proibiva gli induisti cari a Shiva di mangiare per tutto il giorno fino a notte inoltrata. Ciononostante il pasto fu spazzolato a dovere.
Attraversammo la parte ampia della laguna tra larghi canali e isole coltivate a palme di cocco.
Avanzavamo lentamente e il motore era silenzioso. Passai tre ore di pace a pelo d’acqua scambiando quattro chicchere con i giovani laureati indiani alla ricerca di una carriera veloce e di successo per acquisire una posizione nella loro società.
Alla sera ero pronto per la partenza per Kanniyakumari. Il treno partiva in piena notte, e lo aspettati lottando contro delle zanzare assatanate.
- blog di Unprepared Andrea
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