Mamma li turchi

Ognuno visita un luogo a proprio modo, il mio è stato andando a perdermi per le stradine seguendo vaghi punti di riferimento. Istanbul è facile da girare e basta chiedere a qualcuno per strada e un’indicazione la si trova sempre. I prezzi sono fissi, eccetto che al gran bazar dove frotte di turisti si fanno intortare comprando a prezzi esagerati. Ma forse se lo meritano.

In generale ho trovato i turchi molto ospitali. Ovviamente i miei amici, ma anche la signora al bar che mi pagò il caffè in cambio di una cartolina da Delhi, i gestori dell’ostello a Istanbul, il venditore di cianfrusaglie a Derinkuyu la città sotterranea, il giocatore di calcio dilettante a Goreme, l’autista e il venditore di pastirma a Kaiseri, lo studente turco dell’università di Vienna a Diharbakir (Hamed in curdo), l’estremista curdo che andava a proseguire la sua educazione in Iraq perché in Turchia non poteva studiare nella sua lingua, un altro studente a Diharbakir che ci fece da cicerone in città e ci invitò a stare alla casa dello studente dove avrebbe suonato, il curdo e il libanese che a Mardin ci mostrò la strada per andare fin sotto il castello passando per casa sua tra le galline e il passante alle due di notte a Van (sì passava di lì alle due di notte con un amico tassista…) che ci indicò l’albergo dove volevamo andare.

La maggior parte di queste conversazioni avveniva in turco, cioè a gesti. Anche se le poche persone soprattutto nei villaggi che parlano inglese o tedesco cercano sempre di intrufolarsi per aiutare. Non mi sono mai sentito sfruttato o che qualcuno abbia approfittato di un pelato con uno zaino rosso che palesemente non sa cosa fare ne’ dove andare. Per il nostro divertimento non era raro che un drappello si formasse attorno a noi composto di solito da immancabili figure quali:

- il traduttore, colui che conosce una ventina di parole e sa contare in una lingua straniera. A volte si riesce a capire quello che dice.
- l’esperto, colui che sa meglio di te dove tu devi andare e solitamente a te non interessa.
- il venditore, colui che cerca leggermente di piazzarti qualcosa e che al primo no si ritrae in disparte.
- il bambino, chiaramente un bambino che ogni tanto borbotta qualcosa e che viene giustamente ignorato da tutti.
- il messaggero, colui che viene spedito alla ricerca di un esperto più esperto dell’attuale o di un traduttore che conosce le parole mancanti. Solitamente il messaggero non parla. Esegue diligentemente il compito correndo e ansimando.
- gli spettatori, coloro che non sanno cosa sta succedendo, ma visto che c’è altra gente forse accade qualcosa di interessante. Da notare che gli spettatori crescono in numero geometrico al passare del tempo.

C’è una cosa ulteriore da dire sui turchi e sulla minoranza curda, ma questo richiede tempo e una mattinata di tafferugli e gas lacrimogeni…