Shanghai e l'Expo mondiale

Prima di arrivare a Shanghai ci fermammo a Hangzhou. Scendemmo dal treno alla stazione Sud, lontanissima dal centro e convinti di essere in quella Centrale proseguimmo a piedi. Dopo alcuni chilometri tra palazzi e centri commerciali cominciammo a chiedere in giro dove eravamo. Nessuno ci rispondeva, e non tentavano nemmeno di cercar di capire cosa volevano quattro turisti chiaramente persi. Finalmente incontrammo una signora che ci indico l’autobus da prendere. In tre quarti d’ora arrivammo in centro. E noi volevamo camminare fino a lì…

Per me e Blanka era una sosta di mezza giornata fino alle 3 di notte, ora in cui avremmo preso il treno per Shanghai e poi proseguito ulteriormente per Xian. Ancora di corsa, ma stavolta c’era un piano e la ragione di risparmiare soldi e tempo. Non volevo in ogni caso passare una notte a Shanghai, un’altra città come Hong Kong. Saremmo andati lì solo per l’esposizione mondiale.

Le poche ore passate a Hongzhou furono piacevoli. L’albergo dove Franta e Misa avrebbero dormito era a due passi dal lago, un lago con una città attorno. Di notte la passeggiata era accompagnata da fontane illuminate, spettacoli di luci e suoni, musicisti improvvisati nei padiglioni o su panchine sotto gli alberi, coppiette che si abbracciavano guardando l’altra sponda illuminata attraverso un nero lago, e gente che ballava insieme una musica da discoteca seguendo dei movimenti prestabiliti e sincronizzati. Avevo già visto in altre città questo aspetto della Cina odierna. Alla sera la gente si riuniva in piazzette a ballare insieme in modo coordinato. Sembrava più una lezione di aerobica per donne di una certa età che un ballo da discoteca. Non riuscii mai a capire chi fosse a dettare i ritmi e i movimenti che venivano poi copiati da tutte le altre. Pochi erano i maschi che si cimentavano in quei balli, ed erano pure pochi quelli che si fermavano a guardare, quasi non fosse una cosa educata da fare. In Italia, se ci fosse una così alta concentrazione di donne e ragazze che ballano in piazza, ci sarebbe almeno il quadruplo di maschi in platea. Qui funziona diversamente.

Il lago era romantico e sarei rimasto volentieri ore a viverlo se avessi avuto la donna giusta al mio fianco. Ma non ho messo l’amore nel mio zaino, l’ho perso e non so dove sia. Chissà, forse lo troverò per strada.

Avevo un posto a sedere nel treno per Shanghai con Blanka, Franta ci avrebbe raggiunto a Xian, ma il controllore ci fece salire nel vagone letto così potei dormire comodamente su un lettino per qualche ora. Cercai di continuare a dormire in un parco nel centro della città e dopo una decina di minuti, un addetto alla sicurezza venne a svegliarmi. Non si poteva dormire nel parco.

Siccome l’esposizione universale era stata inaugurata da pochi giorni, i cinesi e i turisti stranieri si precipitarono ad acquistare i biglietti. Io arrivato all’ultimo momento come al solito, rimase senza biglietto giornaliero, ma riuscii ad acquistare quello pomeridiano che si rivelò poi essere più che sufficiente.

Avendo la mattina a disposizione andai a visitare insieme a Blanka la città. Shanghai è una copia di Hong Kong, o viceversa, un po’ meno affollata e senza il verde che circonda l’ex colonia britannica. Cercai di fare una foto della gente che passeggiava sul lungo fiume e salii su un muretto di 50 cm. Immediatamente una guardia mi corse incontro fischiando. Oltre a non poter dormire sul parco, non si poteva nemmeno salire su di un muretto. Finalmente toccavo con mano piccole rigidità quotidiane che mi facevano sentire legato. Le moltiplicai per giorni e per tutte le regole che avevo probabilmente trasgredito fino a quel momento, ma che nessuno osava farmi notare in quanto straniero. L’idea positiva della Cina perse la luce abbagliante che aveva e introdusse un alone di fastidiosa imposizione.

L’Expo 2010 era immensa, da perdersi. Inizialmente non volevo andarci perché pensavo fosse strapiena di gente, costosa e che in realtà non contenesse nulla di interessante. Poi mi lascia convincere dal fatto che forse non avrei mai visto un’esposizione universale in vita mia. Mi sarebbe piaciuto essere stupito, ma così non fu. C’era molta gente, ma non troppa e il biglietto non era poi così costoso. Purtroppo, a mio avviso, nel tentativo di presentare in modo innovativo il proprio Paese, molti padiglioni erano una mera pubblicità turistica. Mi aspettavo delle idee per la città del futuro (Better city, better life, una città migliore, una vita migliore, questo ero il motto dell’esposizione), e invece di innovazione o idee per il futuro non ne vidi nei padiglioni che visitai. Alcuni erano imbarazzantemente noiosi se non quasi vuoti. Di solito c’erano solo delle hostess cinesi che parlavano inglese e fornivano accurate informazioni imparate a memoria su Paesi che purtroppo per loro non avevano mai visto.
Almeno ora so cosa aspettarmi e la prossima volta eviterò questo genere di esposizioni per passare più tempo tra la gente.