09.03 Mosca, la piazza bella

Il viaggio in transiberiana passó velocemente come un episodio della serie televisiva "IT crowd", allegro e brillante.
Entrai in Europa via Kazan, ricca cittá tartara con un bellissimo cremlino dove convivono moschee e chiese. Passeggiando di mattina presto la cittá era deserta e tutta per me. Gli unici segni di vita erano dati da un cappannello di persone fuori dalla moschea con gi abiti da celebrazione e rari passanti che camminavano velocemente verso chissá dove.

Aspettai il treno per Mosca dentro la "Pizzeria Giuseppe" dove servivano una decente pizza russa e la connessione wifi era gratuita e veloce.
La bellezza della cittá era completata da una splendida giornata con un sole caldo e benigno che aveva fatto scappare e nuvole e dale piú affascinanti donne che io abbia mai visto durante il mio viaggio fino a quel momento.
A Mosca l'ostello che avevo prenotato si trovava a dieci minuti di cammino dalla Piazza Rossa. Rosso che non ha nulla a che vedere col rosso del comunismo. Infatti "Krasnaya" nella lingua slava d'origine vuol dire bello, come ad esempio krasny che in ceco ha mantenuto il suo vecchio significato. Piú voltes trovai a dire krasny ai russi intendendo che una cosa mi piaceva, rendendomi conto solo dopo i loro sguardi confusi che indicavo tutte le cose belle come fossero rosse... C'é una frase che in ceco vuol dire "bella vita", mentre in russo significa "stomaco rosso". Vabbé, che ci potevo fare.
La Piazza Rossa era chiusa perché si svolgevano, lentamente, i preparativi per il gran concertoo in occasione delle celebrazioni dela festa nazionale. Purtroppo mi fu impossibile parteciparvi perché i posti erano assegnati su invito e non ero un membro del partito.

Quel giorno mi limiti ad annoiarmi al parco ossrvando i ragazzi che saltavano dentro alle fontane contro il caldo soffocante di quella giornata di giugno. Fummo sbattuti fuori perché anche il parco faceva parte del cordone di sicurezza attorno alla piazza. Franta si avvicinó ad una delle giovani guardie che solitaria era appoggiata alla ringhiera. Gli mostró la fasulla licenza da giornalista che aveva contraffatto in Tailandia tre anni prima e chiese che c'erano voci di una bomba in piazza e per questo veniva chiusa. Giá mi vedevo dietro alle sbarre per quella cazzata, ma fortuntamente il giovane era confuso e negó l'assurditá della bomba senza verificare la licenza. A volte avrei un forte desiderio di stringere le mani attorno al collo demio compagno di viaggio.
Tutto era caro per le mie povere tasche da viaggiatore impreparato zaino in spalla e mi rifugiai all'ostello a mangiare zuppa con i russi che vivevano lí e a guardarere le partite del mondial di calcio appena iniziato bevendo kozel, una birra ceca venduta all'angolo del nostro quartire.
Quel giorno gli alcolici andavano comperati prima delle quattro del pomeriggio perché il giorno della grande madre Russia le autoritá volevano evitare che ci fosse un numero maggiore del normale di ubriachi per la strada durante i festeggiamenti e conseguentemente doverli randellare. Una ragazza di Taiwan voleva uscire alla sera, ma ci disse che non si sentiva sicura "perché ai russi noi asiatici non andiamo a genio e il giorno della loro festa nazionale possono avere dei comportamenti ancor piú nazionalistici". Razzisti, interpretai io l'ultima parola. Giá ero a conoscenza che ai russi i cinesi non piacciono molto e viceversa a causa dei territori attorno al fiume Amur. I giapponesi poi sono odiati da tutti i popoli che si affacciano sula sponda asiatica dell'Oceano Pacifico perché storicamente sono stati dei gran rompicoglioni.
Il Cremlino, la stupenda Basilica di San Basilio, la Piazza Rossa, il lungo fiume, l'Universitá, lunghe camminate per ampi vialoni alberati addobbati di ristoranti e bar alla moda pieni di fighetti moscoviti, in poche parole feci il mio dovere da turista.
Incontrammo due ragazze slovacche che erano ben piú preparate di noi e che stavano facendo il nostro tragitto Mosca, San Pietroburgo e Tallinn. Seguimmo il loro consiglio di visitare le stazioni della metropolitana.
Prendere la metropolitana a Mosca fu divertente. Erano gli stessi vagani che vedevo girare a volte a Praga, residui del design del grande fratello russo. Ciacuna fermata del "loop" di Mosca era una galleria da visitare. Erano decorate con enormi lampadari, o con mosaici raffiguranti la storia della Russia e i personaggi piú popolari della rivolzione d'ottobre. Le facemmo quasi tutte scendendo e riasalendo sul treno successivo che passava dopo un paio di minuti. Fu un modo curioso di girare la cittá sotterranea e di certo la cosa che mi divertí maggiormente visto che non potevo permettermi di andare in nessun locale dell cittá bere.
Nella costosa Mosca non andai a visitare alcun museo. Il museo prescelto da visitare era l'Hermitage a San Pietroburgo. Un museo ogni tre mesi era piú che sufficiente per me.

Commenti

Opzioni visualizzazione commenti

Seleziona il tuo modo preferito per visualizzare i commenti e premi "Salva impostazioni" per attivare i cambiamenti.

"... Giá mi vedevo dietro

"... Giá mi vedevo dietro alle sbarre per quella cazzata... A volte avrei un forte desiderio di stringere le mani attorno al collo del mio compagno di viaggio..."
mi ha veramente fatto ridere...

"Krasnaya" nella lingua slava

"Krasnaya" nella lingua slava d'origine vuol dire bello: ma infatti comunismo è bello. e ora in russia le due cose sono sinonime, non fa una piega secondo me :)