24.02 La piana delle giare di Phonsavan e Luang Prabang

A Ponshavan io e Franta ci separammo. Lui aveva dei casini per la testa da quando la ragazza lo aveva lasciato ed era meglio che per un po’ ognuno proseguisse per la propria strada. Secondo me questo momento doveva giungere prima o poi. Anche se tutto andava benone tra di loro, vivere un rapporto di coppia per un anno a distanza mentre si gira il mondo, mi era sembrato una pazzia.
Io m’ero guardato bene dal cominciare una storia prima di partire e ne avevo chiarito alcune poco prima di lasciare l’Europa. Non mi sembrava una cosa carina dire alla tua ragazza: “Aspettami per un anno, forse due. Magari non torno, ma tu aspettami lo stesso.”
Andammo a visitare la piana della giare prima di separarci. In quella zona ci sono misteriose ed enormi giare di pietra che nessuno è ancora riuscito a spiegare a cosa servissero. I luoghi dove si trovavano erano remoti e pieni di quiete. Scommetto una birra che erano dei cimiteri, anche se di scheletri non s’è trovata traccia.
Presi un minibus per Luang Prabang. Finalmente avrei trovato caldo e avrei cominciato la lunga strada della guarigione dalla tosse e dal raffreddore. Anche questa strada si snodava come un serpente tra le montagne laotiane e ci volle uno stomaco d’acciaio per non vomitare anche il pranzo della cresima. Paesaggio bello, per carità, ma chi se lo poteva godere quando tutti i muscoli del corpo sono concentrati per evitare che le curve lo shakerino come un cocktail.
A Luang Prabang c’è la confluenza nel Mekong di uno dei suoi affluenti e la città era una volta capitale storica. Ad ogni angolo c’era un Wat, un tempio buddista, con i monaci arancioni che giravano protetti da ombrelli neri. Molti erano ragazzini. Ma a che età cominciano la carriera monacale? Alcuni non avevano più di dodici anni. Mi fece sorridere quando ne vidi un paio sulla quindicina che mimavano un assolo di chitarra elettrica e un altro che mimava movimenti di arte marziale sfiorando il compagno. Forse si esercitava per il colpo della tigre laotiana urlante quando scende dai monti per procurarsi il cibo durante la stagione monsonica.
Il night market era una trappola per turisti. Chiudono la strada principale e centinai di bancarelle vendono tutto quello che un turista può desiderare: prodotti tipici di dubbia fattezza artigianale, dipinti che a me sembrava di guerrieri masai, ma che erano dei monaci, sciarpe, pantofole con gli elefanti, magliette della beerlao e tante altre cose utilissime. Il cibo però era ottimo. Delle bancarelle nelle piccole viuzze che intersecavano la via principale offrivano carne alla griglia e un buffet a un euro. La qualità non era pessima e la quantità enorme. La bancarella di una sorridente signora che ti metteva il piatto in mano appena passavi davanti a lei fu il mio ristorante serale per i due giorni che rimasi lì.
Presi un autobus notturno e arrivai a Vientiane quando era ancora buio. Aspettai l’alba e mi diressi in centro. Sarei rimasto una notte poi avrei proseguito per la Thailandia. E invece quando meno te lo aspetti cambi idea.
Gli alberghi erano ancora pieni a quell’ora e decisi di aspettare che la gente facesse il check out per cercare un alloggio.
Bevendo un succo d’ananas appena fatto il mio sguardo cadde sulla vetrina di un agenzia viaggi di fronte al caffè dove mi trovavo. C’era la pubblicità di un autobus per la Cambogia. Mi informai sul prezzo. Chiesi se c’erano posti e comprai il biglietto per la tappa prima del confine, le quattro mila isole del Mekong. Il resto della giornata la passai a fare il turista nella torrida Vientiane piena di turisti di passaggio e aspettando la sera e bevendo succhi di frutta e mangiando delle enormi baguette di eredità francese.
Ovviamente non erano quatto mila le isole, questo è fantasioso marketing. Soprattutto durante la stagione secca il Mekong si restringe notevolmente. Toccare per credere e come san Tommaso dovevo metterci il naso anche qui per verificare.

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Io m’ero guardato bene dal

Io m’ero guardato bene dal cominciare una storia prima di partire e ne avevo chiarito alcune poco prima di lasciare l’Europa.
alcune!? esaggggeratooo!!!