Il profumo dell'Iran

Il tramonto visto dal ponte Si-o-Seh ad Esfahan è una magia che confonde le percezioni.

La palla infuocata si adagiava lentamente all’orizzonte come lento era stato il trascorrere del tempo quel freddo pomeriggio persiano. Camminavamo tra giovani che illegalmente avevano fumato il qalyum lungo le rive del fiume Zayandeh. Franta mitragliava persone, cose e animali con la macchina fotografica. Avevamo terminato metà del tragitto previsto dal nostro corano turistico, “Half of the world tour” ed eravamo stanchi. Ci fermammo ipnotizzati dal riflesso sull’acqua di un sole un po’ narcisista.

Ad un tratto un profumo intenso e dolce percorse il tratto tra narici e cervello stimolando delle intorpidite emozioni. Rimasi narcotizzato per un istante e con la testa inebriata mi girai cercando di capire da dove veniva. I sensi composero il puzzle quando videro il velo nero che mi passava accanto. Indossava un paio di jeans forse un po’ troppo aderenti per quella città religiosa e un giubbino nero nel quale si indovinava una figura snella. Si allontanò tra la calca sul ponte con un passo leggero. Mentre ero condannato a lasciare quel profumo persiano scivolare via come trasportato dal fiume, Franta sembrava immune all’incantesimo tant’è che continuava ad ammirare il mondo attraverso i suoi occhi e l’obbiettivo interrotto da dei “wow”.

“Franta, hai visto?” Guardò nella direzione dei miei occhi e in mancanza di aggettivi riprese il suo “wow”, stavolta accompagnato da un lungo silenzio e immobilità.
“Non penso sia una buona idea” mi disse come leggesse la mia mente, ma era troppo tardi, avanzavo stregato verso la fine del ponte dove si era diretta.
Imboccammo il lungo fiume in direzione del quartiere armeno Jolfa dove oltre 20 chiese armene erano state edificate centinaia d’anni fa dalla comunità sposta lì dalla loro terra d’origine lungo le coste del Mar Caspio.

Procedendo a zig zag per evitare la corrente contraria mandata da una divinità che non voleva farmi avvicinare alla ragazza, ma che allo stesso tempo si divertiva con me lasciando che uno straniero fosse rapito dal mistero che aleggia tra la gente di questa terra, continuai a seguirla. A volte riuscivamo a guadagnare qualche metro e sentivo il suo profumo più forte che mai, ma non appena mi illudevo di potermi avvicinare e finalmente poter guardarle gli occhi, altri passanti ci ostacolavano la strada.

“Sei riuscito a vederle il volto?” chiese Franta.
“No, non ancora. Solo il profumo, quel profumo.”
“Avrà sicuramente gli scuri occhi persiani che una volta che ti fissano ti perdi dentro.”
“Sinceramente mi sento già perduto.”
“Intendi che non sai dove siamo?” Rise di me Franta, anche se aveva poco da prendere in giro, visto che la mattina mi aveva tormentato con la ragazza vista al bar per la colazione.
“Infatti, non so se questo sia un girone dell’inferno e noi condannati a inseguire senza poter raggiungerla o se possa trasformarsi in paradiso. Scegli tu la religione.”

Finalmente c’era meno calca per le strade di Jolfa piene di negozi che ricordavano la via commerciale di Praga e orami pochi metri ci separavano. Il velo nero che le accarezza il capo si voltò verso una vetrina e si fermò. Mi piantai a un metro rivolto verso i vestiti invernali in esposizione. Ora potevo vedere il suo volto riflesso. Mi notò e per un istante temevo di averla allarmata. Si voltò verso di me cosicché potei ammirare i suoi occhi. Franta aveva ragione, quel che il profumo aveva iniziato, fu completato da quello sguardo. Due mondi scuri e profondi mi presero e catapultarono il mio cuore in una dimensione che non avevo ancora visitato dove i suoni non esistevano e tutto ciò che era prima ora non era più.

Franta sapeva di avermi perso già da quando avevamo superato il ponte, siccome anche lui di solito si assenta per andare in quella parte dentro di noi dove si ritorna distrutti o eroi. “Ci vediamo in albergo”.

Lo sguardo mi sorrise e un nuovo universo si aprì.

Senza darmi il tempo di poter formulare una frase di senso compiuto e darle voce, la ragazza proseguì la sua strada abbassando il capo forse pensando che non poteva e non doveva donare un sorriso ad uno sconosciuto per giunta straniero in quella terra dagli usi rigidi. Chissà cosa può pensare un forestiero, chissà quali situazioni imbarazzanti può creare. E se poi le avessi parlato in pubblico davanti a tutti magari dicendo cosa che non dovrebbero essere dette se non tra mura amiche?

Dopo qualche metro il velo si girò nuovamente e mi sorrise ancora. Piantato sulla vetrina mi dissi che non dovevo comperare nulla e che quel profumo voleva essere seguito, e così feci.

Cominciò una partita a guardie e ladri, dove però io ero il ladro catturato che veniva ammanettato da un aroma dai mille fiori e trasportato dallo sguardo d’oriente. Ero guidato attraverso viuzze sempre meno popolate fino a che la ragazza entrò in una casa dal cancello verde e dal giardino ancora più verde con una fontana che si trasformava in ruscello dove il sole rifletteva gli ultimi raggi di un tramonto che tardava a spegnersi per accompagnarmi col suo tenue calore.

Un ultimo incontro di occhi mi disse di aspettare prima di sparire dietro il portone di legno con leoni intarsiati che proteggevano la quiete della casa. Forse un’ultima e decisiva prova? Non chiuse completamente e dopo qualche istante riapparve aprendo del tutto la porta e con un elegante cenno del capo mi invitò ad entrare. In mano aveva una tazza tè decorata con simboli dell’antico impero persiano.

“Tè o caffè?”
“Qualsiasi cosa.”
“Andrea, tè o caffè? L’assistente di viaggio ti ha chiesto quale dei due vuoi. Ci vuole ancora un po’ prima che l’autobus arrivi a Shiraz. Mi spiace averti svegliato.”

Commenti

Opzioni visualizzazione commenti

Seleziona il tuo modo preferito per visualizzare i commenti e premi "Salva impostazioni" per attivare i cambiamenti.

Complimenti Andrea...mi sono

Complimenti Andrea...mi sono persa nel tuo racconto..scrivi meravigliosamente bene!!sembra una storia da mille e una notte...:)

Grazie mille. Il mio ego ne

Grazie mille. Il mio ego ne aveva bisogno. Vorrei solo confermare che anche se non firmato non me lo sono scritto da solo questo commento. Se non lasci la firma come posso pagarti da bere o spedirti un cammello dal Rajasthan? :-)

Al di là della sonora risata

Al di là della sonora risata che mi sono fatto (bello, mi è piaciuto veramente molto questo pezzo), intuisco che il racconto non è fantasioso al 100%, ma che probabilmente hai preso spunto da un fatto realmente accadutoti...
Stammi bene, mitico ...

Finalmente, dopo molte

Finalmente, dopo molte storie, qualcosa che soddisfi i tuoi difficili gusti.

Le donne iraniane sono veramente belle. Finora non ne ho incontrate di migliori, a il viaggio e' lungo e nn smetto di cercare. Nel frattempo spero di non rompermi i polsi, altrimenti la mia vita sentimentale ne risentirebbe.

Un saluto da Pushkar.