blog di Unprepared Andrea

Febbraio 10, Vientiane e un po' di bombe del nord

Ho ritrovato una foto scattata a Phonsavan, nel cuore della guerriglia comunista del Pathet Lao. Nell'area e' pericoloso uscire dai sentieri. Ogni ufficio turistico ha un suo museo di residui bellici:

Febbraio 7, Luang Prabang, topi per pranzo

Sono arrivato a Luang Prabang dopo nove ore di autobus arrampicandosi sui tornanti dei monti del Laos. Stomaco di ferro per non vomitare anche il pranzo della Cresima.
Finalmente sono al caldo, anche se con Franta ci siamo divisi fino a non si sa bene quando. Ci reincontreremo in Thailandia.

24.01 Laos a 39 gradi

Appena entrati in Laos mi resi conto di quanto stronzi siano i vietnamiti, almeno quelli che si occupano dei trasporti oltre frontiera. Essendo stranieri avevamo già il solito prezzo speciale (in Africa ci facevano pagare raramente di più e al massimo il prezzo era maggiorato di poco) e perciò concordammo per portarci solamente al confine. Una volta in Laos avremmo trovato un modo per raggiungere il paese seguente.

23.02 Vietnam panino alla segatura e al coriandolo

A Nha Trang avrebbe dovuto esserci il sole e avrei dovuto immergermi in uno dei posti più belli del Vietnam, o meglio l’unico posto adatto alle immersioni lungo la costa vietnamita. Invece il tempo era grigio e prometteva pioggia che arrivava alla sera sotto forma di schizzi con lo spruzzatore.

23.01 Miss Saigon, o Ho Chi Minh

Sono cresciuto conoscendo il Vietnam di Full Metal Jacket, Platoon, Hamburger Hill, Apocalipse Now, Good Morning Vietnam e tanti altri film su quel Paese che ricordavano in un modo o nell’altro la guerra che uccise oltre un milione (U-N M-I-L-I-O-N-E) di vietnamiti del Nord e del Sud, e poco meno di 60.000 americani, non una piccola sproporzione a pensarci bene. Giocavo con i soldatini scala 1:76, gli americani erano i buoni, i Vietcong i cattivi. Vietcong era sinonimo di nemico e i comunisti, si sa, mangiano i bambini, oppure li lessano in Cina come ricordò il primo ministro B.

Gennaio 30, Sam Neua, Laos

Sono in Laos, a Sam Neua, o Xam Neua, o Xam Nua, o scritto in un’altra decina di modi.
Ieri ho passato il confine ma non c’erano mezzi. Dopo oltre 5km a piedi ci siamo fatti ospitare a casa di un venditore di coperture per i tetti che ci ha fatto mangiare del delizioso fegato e interiora di manzo. Abbiamo dormito in salotto. E al mattino abbiamo preso il primo camioncino per Viengt Xai.
Qui tutti sono sorridenti e ci salutano “saibadi” o qualcosa del genere. Bello come nei villaggi africani.

Gennaio 27, Hue'

Hue', mi verrebbe da aggiungere "uaglio'", e' l'antica capitale dell'impero vietnamita. Mah... un impero che duro' ben poco. Piove, la stagione non e' quella giusta, mea culpa.
Il caffe' qui ha un aspetto denso e bituminoso. E' amaro e ricorda una Guinness fredda e scaduta da anni. Per berlo e' necessario versare chili di zucchero affinche' la soluzione (perche' quello li' non e' caffe', ma una soluzione chimica non ben definita) si saturi di zucchero. A quel punto diventa schifoso, ma bevibile.

Gennaio 23, Ruby Hotel senza Ruby Rubacuori

Sebbene a Nha Trang non riesco a stare lontano dalla situazione italiana. Mi ritrovo al Ruby hotel, ma senza Ruby Rubacuori e non sembra ci sia nemmeno la nipote di Mubarak.
Purtroppo in questa zona turistica il tempo è pessimo. Dopo aver visitato una statua del Buddah nella sua classica posizione seduto sul loto, e i resti dei templi induisti (si industi) rimane solo una spa e una cattedrale... Aspetta un attimo: chiese, templi buddisti e induisti, falce e martello, stella dorata, vanno tutti d'accordo? Sembra di sì da queste parti.

Gennaio 21, Ho Chi Minh o Saigon?

Ho Chi Minh o Saigon? Mah...
La città è infestata da motociclette e scooter e nessuno va a piedi. Ho pure intravisto tra i tubi di scarico delle temerarie biciclette.
Sono andato al museo dei crimini di guerra. Nella sezione "Effetti del Agent Orange" (la composizione chimica defoliante a base di diossina) stavo per mettermi a piangere.

Gennaio 20, Ho Chi Minh, Vietnam

Sono di nuovo in corsa e mi sento finalmente in movimento.
Ci ho impiegato due giorni: il passaporto all'ultimo momento, prendere la strada più lunga in auto per arrivare in stazione degli autobus, un viaggio in notturna con arrivo di notte sotto la pioggia a Norimberga, un treno a Monaco, una metropolitana, dormire come un barbone sulla panca, stampare di corsa il visto per il Vietnam, prendere un volo di dieci ore e sei fusi orari, trovare per caso un amico all'aeroporto di Bangkok, prendere un secondo aereo e poi un taxi.