Aprile 19, Koh Tao, Massimizzare il valore della vacanza???

Massimizzare il valore delle proprie vacanze. Trush, un avvocato londinese, mi diceva proprio questo. Si sentiva in bisogno di ottenere il massimo dal tempo che trascorreva a Koh Tao e questo era per lui la sua più grande malattia che non riusciva a curare.
Era venuto sull’isola per rilassarsi, per “staccare” dalla vita quotidiana e per lasciare alle spalle lo stress di un lavoro e di una routine asfissiante. Ma non ci riusciva. Dopo le immersioni lo vedevo cupo. Non era soddisfatto. Era agli inizi e aveva i soliti problemi di assetto e di gestione del consumo dell’aria. Parlammo spesso dopo ogni immersione e gli spiegavo cosa poteva migliorare e soprattutto di non farne un cruccio. L’esperienza avrebbe risolto molti dei suoi problemi, giacchè nessuno nasce subacqueo con le branchie.
Ma non erano le proprie prestazioni che gli toglievano il sorriso. Era il voler ottimizzare il proprio tempo anche in vacanza.
“Sono venuto qui per rilassarmi e invece cerco in ogni cosa il massimo valore e non mi sento soddisfatto appieno se non lo raggiungo. Sono scappato da questo, da Londra, ma non riesco a lasciarmeli alle spalle. Devo abituarmi a rallentare il ritmo della mia vita e a godere di ciò che viene, che è sempre tanto e splendido.”
Quel giorno non avevamo visto nessun squalo balena, niente di enorme, ma avevo scovato un piccolo di Nemo, l’anemon fish. Era grande pochi millimetri e nuotava freneticamente fuori dalla protezione dell’anemone. Era nero con puntini bianchi. Da adulto sarebbe diventato rosso a pallini bianchi. Come un brutto anatroccolo si sarebbe trasformato da grande in qualcosa di bello. A me piaceva così com’era, nero e piccolo. Di fianco all’anemone, la roccia si mosse. Era un granchio che si era mimetizzato con la sua corazza simile all’ambiente circostante con tanto di manto leggermente peloso che ricordava delle alghe. Sotto alle rocce c’era un pesce porcospino che si lascia pulire da pesci pulitori, mentre almeno quattro pesci palla mascherati si muovevano tra gli anfratti sotto di noi impauriti dalla nostre bolle d’aria emesse dai respiratori. Con i loro occhioni ci guardavano con sospetto cercando al più presto riparo, ma erano al contempo incuriositi. Una volta al sicuro si intravedeva il loro occhione che ci fissava. Nella loro testa mi immaginavo sempre che passassero dei pensieri del tipo “Non mi vedi. Non mi vedi. Non mi vedi. Io non sono qui. Non mi vedi. Non mi vedi. Non mi vedi.”
Una volta in superficie ho ripercorso l’immersione con Trush, e un sorriso si disegno sul suo volto.
“Hai ragione Andrea.” Disse ridendo di sé, ma ancora cupo dentro. “E’ stato bello la sotto e tutto quello che ci hai mostrato era affascinante. Però quel malessere rimane dentro. Capirò come prendere ciò che viene senza soffrire per quello che non ho.”
Godere di ciò che si ha e non soffrire per ciò che non si riesce a raggiungere. Trush mi diede del materiale su cui riflettere. Riuscivo ad entusiasmarmi per ciò che avevo, oppure ero sempre alla ricerca di qualcosa di più, perennemente insoddisfatto? Passare un giorno al mare o in montagna non facendo nient’altro che camminare, rilassarmi, chiacchierare senza materialmente ottenere nulla o raggiungere una meta, o completare un progetto, guadagnare soldi, vedere le cose più meravigliose della vita, era in grado di fare tutto ciò senza arrivare a sera e sentire un affanno al cuore per aver perso un giorno?
Mi piacerebbe pensare che io riesca a prendere la vita come viene, senza troppe preoccupazioni. Ovviamente non con superficialità senza dare importanza a nulla, ma mi piacerebbe dire che alla fine della giornata posso andare a dormire con l’animo in pace. Purtroppo mi sono reso conto che non è così.
Anche durante questo viaggio di un anno e mezzo avevo delle mete da raggiungere, delle cose da fare. Questo va bene per poter avere uno scopo e dare una ragione a quello che si sta compiendo, alla propria esistenza, ma spesso se passavo una giornata, o delle ore in attesa, senza fare qualcosa, mi sentivo mancare l’aria. Dentro di me qualcosa mi disturbava e non riuscivo a stare tranquillo con me stesso. Ho passato una settimana a Goa al mare. Doveva essere una settimana di totale relax. In effetti non feci molto e per questo ero ancora più nervoso. Volevo, ma soprattutto sentivo che DOVEVO fare qualcosa. La tensione e la stanchezza, anziché diminuire aumentava di pari passo ad un malessere interiore che sparì quando ricominciai a viaggiare, lentamente, ma sempre in movimento verso qualcosa.
Siamo più propensi ad essere infelici di ciò che non abbiamo anziché gioire di ciò che si ha. L’invidia inoltre ci fa detestare il benessere degli altri, invece di aprire il cuore e partecipare ai momenti di felicità altrui.
Quello che Trush mi fece capire fu che per star bene non serve una vacanza, ma bisogna aver la predisposizione mentale di non dover massimizzare tutto, lasciare il tempo e la vita scorrere attraverso e prendere ciò che viene senza rimpiangere quello che non si ha e invidiare quello che hanno gli altri, ma gioire con loro.

PS: Trush ha, finalmente, risolto il suo problema. Come? Oggi l'ho visto lavorare al bar sotto l'ombrellone. Almeno così avrà l'impressione di creare valore aggiunto alla sua vacanza e massimizzarne il valore... Molti sono fatti così... Io invece continua ad entusiasmarmi per un nudibranchia come fosse la prima volta.